Coronavirus
tra paure e speranze

In questo periodo pubblicheremo alcune riflessioni e preghiere fatte da nostri amici durante i primi tempi della Pandemia per condividere paure e speranze e con l’auspicio che anche altri possano offrire il loro contributo inviando a:  info@parrocchiasanlazzarolecce.it

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Dicembre 2019. Cina. Mentre l’Occidente è distratto dai preparativi per le feste natalizie, giunge dal Gigante asiatico la notizia di un nuovo virus, del tipo coronavirus, che si è diffuso nella città di Whuan, divenuta ormai tristemente famosa in tutto il mondo. Questo virus sembra causare una polmonite particolarmente severa, qualche decina di decessi ed un goffo tentativo del governo di Pechino di mettere a tacere i mass media… troppo poco per interessare noi, così presi dalla nostra routine, troppo lontano per poterci toccare. Eppure, quell’immagine trasmessa dal tg delle 13, di un uomo con gli occhi a mandorla, distinto nel suo abito nero, disteso per terra, privo di vita, solo, nell’indifferenza generale, fa riflettere e non può passare inosservata. Da quel momento un sentimento di paura ed angoscia emerge dal profondo delle coscienze…, ma e ancora troppo lontano, non arriverà da noi, nel ricco ed invincibile Occidente. Fine febbraio 2020. Questo nuovo anno è iniziato in modo molto strano; il rischio di una Guerra mondiale, l’Australia che brucia… ma non era ancora nulla. Quel giorno di fine febbraio tutto il mondo inizia a conoscere Codogno, un piccolo paesino della bergamasca. Li viene accertato il primo caso di Covid-19 in Italia e, da quel momento, nulla sarà più come prima. In pochi giorni i casi si moltiplicano, vengono individuati due focolai in Lombardia e Veneto. In fin dei conti siamo ancora tranquilli, e qualche caso isolato, basti non andare nei bar cinesi o a mangiare sushi. Sono loro i nuovi nemici; chiunque abbia occhi a mandorla. E ancora una volta abbiamo individuato il nemico, qualcuno da evitare. Ma presto il nemico diventa il nostro vicino di casa, chiunque ci si avvicini. Il virus si diffonde, dopo due settimane da quel primo caso di Codogno viene imposto il lockdown, l’Italia, e presto tutto il mondo, si ferma. E noi siamo li, qualcuno da solo, qualcuno in famiglia, qualcuno costretto i un rapporto che da troppo tempo voleva interrompere senza esserci riuscito… prigionie di noi stessi e di quattro mura. Tutto, si ferma; la scuola, il lavoro, lo sport, le attività commerciali… in un attimo ci viene tolto tutto. La libertà di andare a fare una passeggiata, di passare del tempo con i propri affetti, di andare a bere un caffè, di fare sport, di andare mangiare una pizza con gli amici… tutto quello che fino al giorno prima ci sembrava scontato, banale, non ci è più concesso. Lunghe ore in casa, alla ricerca di un pò di concentrazione per chi è alle prese con lo smart working o con lo studio, di nuove ricette da inventare, di esercizi fisici da fare in casa. Le ore sembrano non passare mai, tra una videochiarnata e l’altra, in attesa della conferenza stampa quotidiana delle 18. I contagi aumentano, i morti aumentano, quella che sembrava una banale influenza diventa una malattia che fa davvero paura. C’è chi non dorme la notte, chi ha il terrore di andare a fare la spesa, chi cerca di esorcizzare la paura. E poi ci sono loro, i contagiati. C’è chi entra in ospedale e purtroppo non esce più, se non nella triste marcia funebre dei carri militari; c’è chi combatte da solo, senza il conforto dei propri affetti, lottando per loro, per riuscire a respirare ancora. E poi c’è chi non ha sintomi, o sintomi lievi, ma ha ricevuto quel verdetto tanto temuto: tampone positivo. E non può uscire di casa, neppure per fare la spesa, con il terrore di stare male e di non avere vicino nessuno. Con la paura di essere additato come infetto, allontanato dalla gente. Il tempo non passa mai, l’appuntamento è uno solo, quello con il tampone di controllo. Sperando che quella sia la volta buona, che arrivi presto quel tanto agnato “doppio negativo”, che l’incubo finisca. Passano i giorni, ma crollano le certezze. Tutte. Una per una. Ci viene tolta la speranza nel futuro, l’attesa di un concorso, di un esame, di una partita di calcio, ci assale la paura di perdere il lavoro. In un attimo crolla tutto.
Il lockdown viene prorogato, l’America e il resto d’Europa si svegliano e si ritrovano faccia a faccia con il nemico. L’Italia ara lontana, la Cina lo era ancor di più. Ormai, però, il SARS-COVID-2, ha superato tutti i confini, tutte le barriere. Ma qualcosa di positivo in questa tragedia c’è. Le strade sono deserte, gli esseri umani chiusi nelle loro case. E la natura si riappropria del suo habitat, libera da quella specie che credeva di poter dominare il mondo, sovrastando e mettendo all’angolo il resto del Pianeta, sfruttandolo per il proprio tornaconto economico. Ed ecco che ci scopriamo fragili, impotenti, così deboli da esser messi spalle al muro da un nemico invisibile, trasmesso da particelle inferiori ai 5 mm. Nei due mesi di lockdown c’è chi ha cercato di trarre gli aspetti positivi del soggiorno forzato in casa, chi si è affidato alla fede, chi ha perso definitivamente ogni speranza. E’ sotto gli occhi di tutti l’avvertimento che ci e stato lanciato. Siamo nulla nell’universo! L’ambiente è la nostra casa, dobbiamo rispettarlo ed essere animati, nella nostra quotidianità, da un qualcosa che non può essere sempre e solo il profitto. Ci e stato insegnato, in questi giorni difficili, quanto valga tutto ciò che noi abbiamo sempre dato per scontato; un abbraccio, un sorriso, la nostra libertà. Ora siamo liberi, o meglio in semilibertà! E’ bello riassaporare, giorno per giorno, tutto quello che ci e maledettamente mancato nel lungo lockdown… tutti noi speriamo di tornare presto alla completa normalità. Quello che è successo ha lasciato un segno in ognuno di noi; in questa fase si alternano sentimenti diversi, fiducia e speranza nel futuro, paura, ed angoscia di ricadere nel baratro. Lentamente si cerca di ripartire, di ricucire ciò che si è strappato, di mettere insieme i pezzi dei sacrifici di una vita! La ripresa ci sarà, la storia ce lo ha dimostrato tante volte. Ciò che. più conta, però, e non dimenticare la lezione ed apprezzare ciò che davvero è importante nella vita.

Laura M.

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Nel desiderio del Signore: venuto, che ancora viene, e restando in attesa del Suo Avvento glorioso,…
…scrivo a te, carissimo Giovanni Battista, testimone fedele, profeta potentissimo, martire glorioso, voce di Gesù, Parola incarnata, per chiederti innanzitutto di intercedere presso il comune Signore perché l’umanità sia finalmente guarita dalla pandemia che l’affligge, e ritrovi, nel suo Dio, la fonte della Speranza, cui tornare ad attingere. Ho pensato di rivolgermi a te, Giovanni, precursore del Signore, perché finalmente il timore che mi incutevi con la tua vita estremamente povera e severa, si è trasformato, poco a poco in devota ammirazione. Nel tempo mi si è infatti offerto di capire che nelle tue scelte profetiche sei stato guidato unicamente da un amore incondizionato per Gesù, del quale sei divenuto soprattutto “trasparenza”. Attraverso te, cioè, ancora oggi noi possiamo incontrare l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo poiché tu “di tuo” non hai conservato alcunchè di attraente, che da LUI possa distrarci. Tu, “voce” di Gesù, hai raggiunto e messo in crisi anche la mia vita, fino a ieri condizionata da un ego indomito. Il fascino della statura eccezionale della tua profezia e della tua missione di “Battezzatore” ha suscitato in me il bisogno di discernere e di valorizzare i doni del Battesimo. Mi hai aiutata cioè a riscoprire a pieno la nobiltà della vocazione cristiana che condivido con molti fratelli, nella Chiesa. Dio stesso ci ha eletti come suoi figli e annoverati nella sua stirpe divina, in un popolo di sacerdoti chiamati ad offrire la propria vita, con le gioie e i dolori che l’esistenza propone, alla sequela di Gesù, incarnando il suo Vangelo nella storia. Il Battesimo ci ha innestati nella Pasqua del Signore così che le nostre relazioni con il mondo non sono neutre, ma latrici di salvezza. La Comunione fraterna, che vincola i cristiani, è, fin da ora, partecipazione alla vita dei Beati, oltre il tempo, la anticipa. I battezzati sono “già” salvati da Gesù, e da LUI destinati al Regno.
Tu, Giovanni, precursore del Messia, come ai tuoi contemporanei, così a noi Lo hai annunciato nelle domeniche di Avvento, trasformando la nostra vita, alla tua maniera, in modo sconvolgente.

Maria Grazia C.